La storia dell’arcipelago delle Filippine ha origine circa 30.000 anni fa, quando questo insieme di isole costituiva un ponte verso l’Asia e il Borneo. Negrito, proto-malesi, e Malesi sono state le principali popolazioni che hanno abitato l’arcipelago delle Filippine.
Nel principio la popolazione non era dotata di un’organizzazione politica e sociale comune. Solo nella zona di Luzon, area dove veniva prodotto il riso, si poteva parlare di organizzazione fondata sul concetto di territorialità. L’unità base degli agricoltori era il ‘barangay’, una forma di organizzazione su base familiare guidata da un ‘datu’, un capo. All’interno del barangay si distinguevano i ‘maharlika’, ovvero i nobili, e i timawa, ovvero gli uomini liberi. Questi ultimi erano poi divisi in diverse categorie: gli agricoltori senza terra, quelli che avevano perso la libertà a causa di debiti contratti o crimini. Come in tutte le società all’ultimo posto si trovavano gli ‘alipin’, gli schiavi.
L’islam è stato portato sull’arcipelago dai commercianti e proseliti provenienti dall’Indonesia. Dal 16° secolo l’islam era già ben radicato nell’arcipelago di Sulu. Da qui venne poi predicato nell’area di Mindanao, per raggiungere Manila nel 1565. E’ stato l’arrivo degli immigranti musulmani a introdurre il concetto politico di territorialità statuale sotto il comando di un rajas o sultano.
L’arrivo degli europei
La storia delle Filippine è caratterizzata da continui arrivi degli stranieri. I Musulmani prima, gli europei dopo.
I primi europei sono arrivati nelle isole delle Filippine con la spedizione spagnola comandata dall’esploratore portoghese Ferdinando Magellano nel 1521. Magellano approdò sull’isola di Cebu, la proclamò nuovo territorio del regno di Spagna e la rinominò Isola di San Labaro. Stabilì relazione cordiali con alcuni capi locali convertendone alcuni al cattolicesimo. Ciò nonostante, l’esploratore portoghese morì sull’isola in una disputa con alcuni gruppi indigeni guidati da un capo tribù di nome Lapu-Lapu.
Negli anni successivi, altre spedizioni spagnole sono state organizzate verso le Filippine. Nel 1543 è stata la volta di Ruy Lopez de Villalobos che, sbarcato sulle isole di Samar e Leyte, le chiamò Isole Filippine in onore di Filippo 2° di Spagna, nome che sarebbe stato poi esteso all’intero arcipelago.
Uno stanziamento spagnolo permanente non è stato stabilito fino al 1565 quando una spedizione guidata dal conquistadores, Miguel López de Legazpi, arriva a Cebu dal Nuovo Messico. Da questo momento la storia dell’arcipelago comincia a subire un’altra direzione. Inizialmente, infatti, il comando spagnolo è esercitato solo su piccole comunità indipendenti. Sei anni più tardi, dopo la sconfitta di alcuni capi mussulmani locali, Legazpi stabilisce la capitale a Manila, zona strategica vicino al porto, ricca di risorse alimentari e molto popolata. Manila diviene in questo modo il centro del governo spagnolo, includendo le attività militari, religiose e commerciali, esercitate sull’isola. Malgrado l’opposizione del Portogallo che avrebbe voluto mantenere il monopolio del commercio nella regione estremo orientale, gli spagnoli riuscirono a mantenere il potere. Le Filippine sono state amministrate come province annesse alla Nuova Spagna fino all’indipendenza del Messico nel 1821.
L’occupazione delle isole fu meno violenta rispetto a quella realizzata dagli stessi spagnoli in Sud America, in parte perché la maggioranza della popolazione, con eccezione dei musulmani, non oppose una forte resistenza armata. Il problema principale per i conquistadores è stato appunto sottomettere le popolazioni mussulmane di Mindanao e Sulu. I musulmani in risposta agli attacchi spagnoli, assaltarono le aree di Luzon e Visayas sotto controllo spagnolo. Gli spagnoli condussero campagne militari intermittenti contro i musulmani, ma senza mai riportare risultati definitivi fino a metà del 19°secolo.
La storia della Spagna ha ampiamente dimostrato come, uno degli obbiettivi principali del regno, sia stato la conversione dei conquistati, al cattolicesimo. Nelle Filippine, l’opera di conversione è stata facilitata dall’assenza di un’altra organizzazione religiosa, con eccezione dell’islam predominante nel sud dell’arcipelago, che potesse realmente opporsi alla Chiesa.
Per l’amministrazione, gli spagnoli si sono appoggiati negli anni alla tradizionale organizzazione del villaggio, cooptando i leaders locali. Questo sistema di reclutamento ha contribuito alla formazione di una classe che si potrebbe definire ‘borghese’, chiamata ‘principalia’, che ha goduto negli anni di maggiori agi e vantaggi. Questo sistema ha contribuito oltremodo a perpetuare un sistema di controllo oligarchico, e a realizzare uno dei più significativi cambiamenti nella storia delle Filippine: l’introduzione del concetto di proprietà privata.
La Filippine non sono state una colonia che possa aver arrecato alla Spagna considerevoli vantaggi da un punto di vista economico. Una lunga guerra con l’Olanda durante il 17°secolo, e i conflitti intermittenti con le popolazioni mussulmane portarono la colonia alla bancarotta. Gli unici proventi per tutto il periodo di dominazione spagnola la colonia li ha realizzati grazie al commercio con Acapulco, capitale della Nuova Spagna. E’ interessante notare come l’arcipelago non ha mai, durante il periodo coloniale, avuto un commercio diretto con la Spagna.
Il declino spagnolo
Nell’anno 1762, il ruolo spagnolo nella storia delle Filippine è interrotto, allorquando la Gran Bretagna invade le isole come risultato dell’entrata della Spagna nella Guerra dei sette anni. Il trattato di Parigi del 1763 restaurerà il dominio spagnolo e nel 1764 le truppe inglesi lasceranno l’arcipelago.
Nel 1781, il Governatore Generale José Basco y Vargas, costituisce la Società Economica degli Amici del Paese, e nello stesso anno la colonia passa sotto diretta amministrazione della Spagna. Poco meno di un secolo dopo, nel 1869, l’apertura del canale di Suez taglierà i tempi di navigazione verso la Spagna. Questo stimola l’ascesa degli ‘ilustrados’, una classe di illuministi filippini che inizia ad avere la possibilità di essere in grado di andare a studiare in Europa.
Inizialmente gli ilustrados reclamano un’adeguata rappresentanza presso le Cortes spagnole e successivamente inizieranno a chiedere l’indipendenza. Il più illustre intellettuale dell’epoca è Josè Rizal, che con i suoi romanzi, Noli me Tangere e El Filibusterismo, ispira il movimento per l’indipendenza. Katipunan, una società segreta fondata da Andrès Bonifacio, è una delle prime organizzazioni che si adopera per rovesciare il governo spagnolo. Nel 1986 la storia delle Filippine, con l’inizio della rivoluzione, entra in una nuova fase.
Katipunan nel frattempo si scinde in due gruppi, Magdiwang guidato da Mariano Alvarez (vicino a Bonifacio), e Magdalo, guidato da Emilio Aguinaldo. Ne scaturisce una lotta tra le due fazioni che si conclude con la sconfitta di Aguinaldo.
Lo scoppio della guerra tra Spagna e Stati Uniti nel 1898, ha i suoi riflessi anche nelle Filippine. Sconfitta in America, la Spagna viene sconfitta anche in Asia. Sotto il comando del Commodoro Gorge Dewey, gli Americani invitano Aguinaldo a tornare nelle Filippine. Questi tornato, dopo aver preso il controllo di tutta l’isola proclama l’indipendenza del paese il 12 Giugno 1898 a Kawit, costituendo la Prima Repubblica delle Filippine dotata della prima costituzione dell’Asia.
Ne seguirà un periodo di lotte non solo contro il tentativo di occupazione americana (1899-1901), ma anche contro le ambizioni tedesche di sostituirsi ad essi nell’occupazione dell’arcipelago.
La storia dell’arcipelago sotto gli USA
Sotto la dominazione degli americani la storia del paese, entra in una nuova fase.
Nel 1901 è costituito un governatorato civile, con William Howard Taft come primo Governatore Generale americano delle Filippine a sostituire il Governatore militare Arthur Jr. MacArthur. Scopo dell’istituzione del governatorato, quello di condurre l’arcipelago verso una seria e solida indipendenza. All’uopo viene costituita una commissione con limitati poteri legislativi e esecutivi. Nel 1907 è eletta e inaugurate la prima Assemblea delle Filippine.
Nei primi anni di amministrazione gli americani si dimostrano reticenti a delegare il potere alle autorità filippine. La svolta avviene nel 1913, con la nuova politica adottata da Woodrow Wilson nuovo presidente degli USA, promotore di quel principio noto come ‘autodeterminazione dei popoli’, che segnerà con un solco profondo i trattati di pace usciti dalla Conferenza di Versailles. Nel Jones Act, varato al congresso nel 1916 viene esplicitamente promessa la futura indipendenza del paese.
Durante il periodo coloniale americano, la politica filippina è stata dominata dal Partito Nazionalista fondato nel 1907. Sebbene formalmente voleva un’indipendenza immediata, la sua politica verso gli americani è stata molto accomodante.
Nel 1933 al congresso USA passa un testo di legge pro-indipendenza ma che non incontra il favore del senato filippino, poiché veniva lasciato agli americani il controllo delle basi navali.
Con il Tydings-McDuffie Act del 1934, veniva creato il Commonwealth delle Filippine per un periodo di dieci anni e che avrebbe garantito la transizione pacifica verso l’indipendenza. Il commonwealth avrebbe dovuto avere una propria costituzione ed un proprio governo, ma non avrebbe avuto la responsabilità della sua politica estera.
Una prima costituzione è stata promulgata nel 1934 mentre nel maggio 1935, è eletto il primo presidente filippino, Manuel L. Quezon, del partito nazionalista. Durante il periodo del commonwealth, le Filippine hanno eletto un commissario alla Camera dei Rappresentanti degli stati Uniti, come oggi si ritrova a fare Puerto Rico.
Il nuovo governo si imbarcò in un progetto di ambiziose riforme, di promozione dell’industrializzazione e soprattutto di colonizzazione di Mindanao, enclave musulmana.
Nel 1939 la costituzione è stata anche emendata per permettere la rielezione del Presidente Quezon.
La storia delle Filippine durante l’occupazione giapponese e la seconda guerra mondiale
L’8 dicembre 1941, dieci ore dopo l’attacco a Pearl Harbor, i giapponesi lanciano un attacco a sorpresa sulle Filippine. La difesa dell’arcipelago è affidata al Generale Douglas MacArthur, che operò per una ritirata verso l’isola di Corregidor in prossimità della baia di Manila. La città è occupata il gennaio 1942. I combattimenti proseguono fino ad aprile 1942 sulla penisola di Bataan, e su Coregidor fino a maggio. I giapponesi cattureranno oltre 80.000 prigionieri. Di questi molti periranno lungo la marcia della morte distante 105 chilometri da Bataan. Si stima che circa 10.000 filippini e 1.200 americani, morirono prima di raggiungere i campi.
Quezon e Oscena ripareranno in America dove costituiranno un governo in esilio, mentre MacArthur ripara in Australia da dove inizio a pianificare il ritorno nelle Filippine.
I giapponesi provvedono immediatamente a modificare la struttura del governo. Costituiscono un Concilio di Stato attraverso il quale amministrano gli affari civili fino all’ottobre del 1943, quando le Filippine vengono dichiarate indipendenti.
Malgrado l’indipendenza le truppe giapponesi non lasciano il paese. Le forze armate filippine continueranno a combattere i giapponesi affiancate da unità ausiliare americane.
Il primo sbarco da parte degli alleati avviene a Leyte il 20 ottobre 1944, per proseguire poi in tutto il paese. I combattimenti continueranno formalmente fino al 2 settembre 1945, giorno della resa giapponese.
La storia contemporanea
L’indipendenza reale
Le prime elezioni presidenziali della Repubblica delle Filippine, si sono tenute nell’ aprile 1946 e hanno visto la vittoria di Manuel Roxas. Gli Stati Uniti rinunciano formalmente alla sovranità sulle Filippine il 4 luglio 1946. L’economia dell’arcipelago resta fortemente dipendente da quella americana e una prova è il Philippine Trade Act, siglato nello stesso anno. Nel 1947 i due paesi firmano un patto di assistenza militare che concede agli americani l’affitto per 99 anni di alcune basi militari del paese. Nel 1967, viene stabilito che da quel medesimo anno, l’affitto sarebbe stato ridotto a 25 anni.
A coloro che avevano collaborato con i giapponesi durante la seconda guerra mondiale è concessa l’amnistia, con eccezione di coloro che si erano resi colpevoli di crimini gravi. Nell’aprile 1948 la presidenza è affidata al vice presidente Elpidio Quirino, causa decesso di Roxas.
La ricostruzione del paese dopo la guerra è complicata anche a causa dell’attività del partito comunista supportato dai guerriglieri Huks, comandati da Hukbalahap, che iniziano a organizzare una feroce e violenta resistenza contro il governo. La politica del governo verso gli Huks alterna momenti di negoziazioni a periodi di violenta repressione.
Il movimento viene definitivamente stroncato nel 1954, con la resa del suo leader Luis Taruc.
Grazie al sostegno degli Stati Uniti, il Segretario alla Difesa Ramon Magsaysay, l’artefice della sconfitta del movimento Huk, viene eletto Presidente nel 1953. Attua un vasto piano di riforme soprattutto in campo agricolo, promuovendo la costituzione di colonie agricole cattoliche nel nord del paese area tradizionalmente mussulmana. Muore in un incidente aereo nel marzo 1957.
Carlos P. Garcia, è il suo successore, eletto nel novembre dello stesso anno con un mandato di quattro anni. Viene ricordato per l’enfasi della sua amministrazione ‘all’identità filippina’. Sebbene sia riuscito a negoziare con gli Stati Uniti il ritiro da una gran parte delle terre date in concessione per la costruzione di basi militari USA, la sua amministrazione perse popolarità a causa degli scandali per corruzione.
Nel 1961 è eletto Diosdado Macapagal. È ricordata come un’amministrazione tutta volta a approfondire le relazioni con i suoi vicini. Interessante come la data dell’indipendenza sia stata cambiata, da 4 luglio a 12 giugno, in onore del giorno in cui Emilio Aguinaldo dichiarò l’indipendenza dalla Spagna nel 1898.
Il periodo di marcus
Nel 1965 Macapagal si ricandida per le elezioni, ma viene sconfitto dal Presidente del Senato Ferdinand Marcos, che si era avvicinato al Partito Nazionalista, e l’avvento al potere di Marcus, imprime alla storia delle Filippine una svolta radicale. Eletto alla presidenza Marcos, dà l’avvio ad un ambizioso programma di lavori pubblici intensificando il peso fiscale che contribuirà alla prosperità che vivrà il paese durante gli anni ’70.
Grazie agli aiuti economici americani, l’amministrazione Marcus riesce a realizzare molti più progetti rispetto alle amministrazioni precedenti, costruendo infrastrutture, scuole, ospedali. Marcus viene rieletto nel 1969, diventando il primo presidente nella storia delle Filippine ad ottenere un secondo mandato .
Durante il secondo mandato, la situazione interna del paese inizia a peggiorare. Il dilagare della corruzione e della criminalità incrementano la disobbedienza civile, mentre in sede legislative l’opposizione di Marcus inizia a fare ostruzionismo. Il partito comunista filippino da vita al movimento ‘Militari di un nuovo Popolo’, mentre il Fronte di Liberazione Nazionale dei Moro continua la lotta per l’indipendenza dei mussulmani di Mindanao. Un’esplosione durante un incontro del Partito Liberale il 21 agosto 1971, fornisce il pretesto a Marcus per sospendere i diritti civili, che vengono restaurati solo l’11 gennaio 1972 dopo pubbliche proteste. Ma la crescita dei disordini e la minaccia di un colpo di stato da parte del Partito Comunista, portano Marcus a dichiarare la Legge Marziale il 21 settembre 1972 con la proclamazione N° 1081. Vengono in tal modo soppresse le libertà civili, la libertà di stampa, vengono chiuse le case editrici, le televisioni e le radio del paese, e inoltre viene ordinato l’arresto dei leader della opposizione e degli attivisti militanti in essa, compresi il Senatore Benigno Equino Jr, il Senatore Jovito Salonga e il Senatore Jose Diokno. Molti esponenti politici si videro costretti ad andare in esilio.
Nel frattempo la convenzione costituzionale, costituita nel 1970 con l’obiettivo di elaborare un testo che sostituisse quello coloniale del 1935, continuava i suoi lavori nonostante la legge marziale. La nuova costituzione, entrata in vigore i primi del 1973, cambia il sistema di governo da presidenziale a parlamentare, premettendo così a Marcos di restare al potere oltre il 1973.
Durante gli anni ’70 l’economia continuerà a crescere registrando un aumento del PIL da 55 miliardi di dollari USA del 1972 a 193 miliardi di dollari nel 1980
La quarta repubblica
Sul principio degli anni ’80 le Filippine iniziano un’inversione di tendenza. Corruzione e nepotismo, come anche rivolte civili, contribuiscono al declino economico.
Alle elezioni presidenziali del 1981 che vedono candidati concorrenti Marcos contro il generale Alejo Santos, l’opposizione decide di boicottarle. Marcos vince con un margine di 16 milioni di voti, che costituzionalmente gli permettono di riottenere un mandato per altri sei anni.
Nel 1983, il leader dell’opposizione Benigno Aquino Jr. è assassinato all’aeroporto di Manila subito dopo essere ritornato nel paese dopo un lungo periodo in esilio. È questo evento che contribuisce a creare un clima di disaffezione verso il presidente Marcos. Sotto pressione degli Stati Uniti Marcos si vede costretto ad accettare le elezioni anticipate nel febbraio 1986. L’opposizione questa volta si compatta attorno alla figura della vedova di Aquino, Corazon Aquino. Marcos si proclama vincitore, nonostante la forte discrepanza di voti contati dal Comelec, il comitato per le elezioni filippino, e quelli contati dal Namfrel, un gruppo di osservatori internazionali. La denuncia della frode da parte di Aquino, il sostegno datole dal Namfrel e le pressioni americane, convincono il Generale Fidel Ramos e il Ministro della Difesa Juan Ponce Enrile a ritirare il loro supporto a Marcos. Nel 1986, si assiste quindi ad una pacifica rivoluzione, che forza Marcos a scegliere la via dell’esilio e alla presidenza Corazon Aquino.
La quinta repubblica
La prima iniziativa della Aquino è volta a una normalizzazione della situazione, e all’elaborazione di un nuovo testo costituzionale. Nel febbraio 1987 viene ratificato un nuovo testo costituzionale, che limita molto i poteri del presidente. Nonostante alcuni tentativi falliti di colpo di stato, calamità naturali che minarono l’economia del paese, compresa l’eruzione del Monte Pinatubo nel 1991, la presidenza Aquino ha saputo dimostrarsi all’altezza delle sfide.
Nel 1991, il senato rifiuta di ratificare un trattato che avrebbe consentito il prolungamento della presenza militare americana per altri 10 anni. Terminava dopo quasi un secolo la presenza statunitense sull’arcipelago.
Nelle elezioni del 1992, il Segretario alla Difesa, Fidel V.Ramos diventa presidente, proclama la ‘riconciliazione nazionale’, legalizza il Partito Comunista, costituisce dei gruppi di lavoro con gli insorti comunisti, i separatisti mussulmani e i militari ribelli.
Nel giugno 1994 Ramos firma una legge di amnistia per tutti i gruppi ribelli. Nell’ ottobre 1995 un accordo è raggiunto con il gruppo dei militari ribelli e un accordo di pace è firmato nel 1996 con l’MNLF, il Fronte di Liberazione Nazionale dei Moro. Nel 1997, la storia si ripete anche per le Filippine, la crisi finanziaria del sud est asiatico colpisce violentemente l’economia già precaria del paese. La crisi economica è una delle condizioni che conduce alla vittoria Joseph Estrada, attore cinematografico, durante le elezioni presidenziali del 1998. A distanza di un anno la sua popolarità è già fortemente minata da accuse di frode, corruzione, malversazione. Nell’ottobre 2000, è messo sotto accusa dalla Casa dei Rappresentanti. La mancata firma all’incriminazione da parte del Senato, è la causa scatenante delle proteste che iniziano a percorrere il paese. Il 20 gennaio 2001, Estrada è costretto a rassegnare le dimissioni.
Gli succede Gloria Macapagal-Arroyo. Una presidenza complicata la sua, a partire dalla coalizione politica molto frazionata e dall’ammutinamento da parte dell’esercito nel luglio 2003. Nel 2004 concorre alle elezioni e viene rieletta. La divulgazione di un nastro che inficia la trasparenza delle elezioni, e incrimina direttamente la Arroyo, scatena proteste di piazza che non conducono però alle dimissioni del presidente. Ad oggi l’Arroyo ha in progetto un piano controverso di riforma della costituzione, che trasformi l’attuale forma di governo bicamerale in un forma di governo federale unicamerale.
Cultura
Molti di coloro che visitano le Filippine spesso dicono che queste isole siano troppo occidentalizzate, ma cattedrali e centri commerciali sono solo la parte più appariscente di un arcipelago che invece al suo interno ha saputo conservare molto della sua cultura. Nelle campagne la vita prosegue con ritmi molto elastici. L’attività è concentrata sulle coste, sui fiumi e nei campi. La cultura filippina è caratterizzata da una forte fede religiosa, rispetto per l’autorità, alto grado di amor proprio e un’innata propensione a instaurare relazioni sociali.
Popolazione
Le Filippine contano una popolazione di 86 milioni di abitanti in continuo aumento, ufficialmente 7,4 milioni di questi lavorano all’estero, pari a circa il 9%della popolazione totale, anche se c’è chi sostiene che il numero reale si aggiri attorno ai 10 milioni di persone. Molti filippini tendono ad emigrare e a restare all’estero, con tempi che oscillano dai pochi mesi a svariati anni, per poter aiutare i famigliari che restano in patria. La crescita della popolazione è stimata intorno al più 1,6 milioni di persone l’anno. Le famiglie tendono infatti ad avere oltre cinque figli. La popolazione è principalmente di etnia malese, ma economicamente sono i cinesi a dominare e questo nel corso degli anni ha creato non poche tensioni all’interno del paese.
Sport
Lo sport per eccellenza è il basketball, ma molto diffuso è anche il jai alai, o pelota, importato dalla Spagna.
Religione
Le Filippine sono il più popoloso paese cristiano del sud-est asiatico, con un 90% della popolazione che identifica se stessa nella religione cristiana, e di questi un 80% si proclamano cattolici. La più considerevole minoranza religiosa, pari al 5%, è costituita dai mussulmani sunniti, concentrati a Mindanao. Per quanto concerne la chiesa cattolica si deve dire come abbia saputo riscattarsi dall’impopolarità che la contrassegnava durante l’occupazione spagnola e aver influenzato moltissimo la cultura del paese. Ad oggi le missioni cattoliche svolgono un ruolo importante soprattutto nell’ambito dell’educazione. Ci sono anche alcune chiese evangeliche, come mormoni e battisti.
Arte
L’industria cinematografica ha cominciato ad avere una certa rilevanza verso la fine degli anni’90, e ad oggi, il paese, è uno dei più prolifici produttori di film del sud-est asiatico. Tra le danze tradizionali è consigliabile assistere ad uno spettacolo di tinikling, ‘la danza del bamboo’, e alla pandanggo sa ilaw, meglio nota come ‘danza delle luci’.
Lingua
Sono presenti circa 80 dialetti. Sull’isola il concetto di lingua nazionale ha iniziato ad essere discusso sul finire del 20°secolo, dopo la guerra ispano-americana del 1898. Nel 1936 il tagalog, è stato dichiarato lingua ufficiale dopo una scelta optata tra il cebuano, l'hiligaynon e l'ilocano. Nel 1973, si è definitivamente optato per una lingua di compromesso, il filippino, che pur se di base mantiene il tagalog, ha in se anche elementi delle altre lingue parlate sull’arcipelago. L’inglese è parlato dalla grande maggioranza della popolazione.
Cucina
A causa delle varie ondate migratorie e delle diverse dominazioni coloniali, che hanno accompagnato la storia delle Filippine, la cucina locale presenta delle caratteristiche particolari. Un mix di gusti cinesi, malesi e spagnoli. La merienda è uno spuntino tipico mattutino, mentre i pulutan, letteralmente stuzzichini, vengono di norma serviti con bevande alcoliche. Un piatto tipico sono gli spuntini di carne e di pesce. Sull’isola di Mindanao è normale poter gustare alcuni tipici piatti islamici, come stufati di carne. Non manca mai il riso, uno degli ingredienti tipici della cucina di tutto il sud-est asiatico. Anche le zuppe servite con tagliatelle, o pezzi di manzo, pollo, o verdure, tipiche della tradizione culinaria cinese, sono largamente consumate. Un contorno tipico della cucina locale, oltre alle verdure, è la papaia acerba tagliata a strisce e servita con pesce fermentato o pasta di gamberi.